Nella prefazione lo scittore e giornalista Franz Maria D’Asaro scrive: “Quando un poeta dal respiro planetario avverte l’urgenza di tornare al nido natio è drammatico segno di profezia: il fortino è in pericolo…. Questo poemetto ha una destinazione: il recupero di una tradizione che troppo spesso viene degradata a pretesto di offerta turistica e si offre nel modo più spontaneo e disarmante. A me ha dato la stupefacente sensazione di goderlo visivamente dall’alto in un qualsiasi giorno feriale, di una qualsiasi stagione: come se dal campanile dell’arciprete assistessi al momento in cui U paisi si scansava quannu ‘nta la chiazza passiava. Da testimone. E questa, mi sembra, è la virtù più socialmente poetica dell’autore: quella di coinvolgerci tutti nella sua istoria, sino a renderci testimoni. Un dono di pochi, ma un dono per tutti”.